Bella Addormentata 250x300

La Bella Addormentata – Russian Classical Ballet

Musiche PYOTR ILYICH TCHAIKOVSKY
Coreografie MARIUS PETIPA
Scenografie RUSSIAN CLASSICAL BALLET
Costumi EVGENIYA BESPALOVA
Direzione Artistica EVGENIYA BESPALOVA

 

La Bella Addormentata, è un incredibile capolavoro del balletto classico.

 

La dimensione del sogno risveglia la magia delle fiabe, un mondo incantato di castelli, foreste, maledizioni e incantesimi. Solo un bacio dell’amor puro spezzerà il sortilegio. Quest’opera, consacrazione del romanticismo, basato sul racconto di Charles Perrault “La Belle au Bois
Dormant”, integrato nello stile francese del XVIII secolo, è considerato una delle pièce che crea più interesse per il pubblico.

 

Questa rappresentazione è una grande sfida per i ballerini, specialmente nell’interpretazione del personaggio principale Princessa Aurora, che richiede uno stile cristallino elegante e fragile.

 

Eseguito dalle principali compagnie mondiali, questo capolavoro di Piotr Tchaikovsky è senza dubbio una delle pagine più belle dell’illustre compositore russo. Melodie eterne come “Rosa Adagio” e “Grande Valse Villageoise” rivelano il lirismo dell’autore. La relazione tra la musica di Čajkovskij e la coreografia di Marius Petipa è così perfetta che sarebbe difficile immaginare un’altra lettura della partitura. Pertanto, la musica e la coreografia in simbiosi geniale hanno reso questa pièce l’Opera più emblematica della danza classica.

 

Questa produzione presenta un incredibile set di bellezza e realismo, costumi prodotti con dettagli sontuosi e barocchi, un ensemble di solisti e un corpo di ballo guidato da star del balletto russo.

Omaggio Morricone 250x300

Omaggio a Morricone – Musiche da Oscar | Special Guest Susanna Rigacci

Un viaggio imperdibile e travolgente dentro l’arte di uno dei più grandi compositori del Novecento: il M° Ennio Morricone. Le sue opere hanno affascinato intere generazioni, facendo di lui il più importante compositore di colonne sonore di tutti i tempi. Sarà un salto nel passato, attraverso inedite rielaborazioni dei famosi brani.

 

 

 

The hateful eight 2016 – regia di Quentin Tarantino
Per un pugno di dollari 1964 – regia di Sergio Leone
Il buono , il brutto e il cattivo 1966 – regia di Sergio Leone
C’era una volta il west 1968 – regia di Sergio Leone
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto 1970 – Elio Petri
Giu’ la testa 1971 – regia di Sergio Leone
Sacco e Vanzetti 1971 – regia di Giuliano Montaldo
C’era una volta in America 1984 – regia di Sergio Leone
Mission 1986 – regia di Roland Joffè
Nuovo Cinema Paradiso 1988 – regia di Giuseppe Tornatore
Malena 2000 – regia di Giuseppe Tornatore
Se telefonando 1966 – canzone scritta per Mina

 

 

 

M° Andrea Albertini Pianoforte, l’ideatore, creatore e Direttore delle Muse

Ensemble Le Muse Orchestra 

Angelica Depaoli Voce solista

Susanna Rigacci  Con la partecipazione della “Voce di Morricone nel Mondo”

5 Musical Square 18 Ottobre 250x300

Piani Incrociati | Festival Musical Square

Un’avvincente sfida tra generi, con protagonisti 2 musicisti eccezionali che si alterneranno alla tastiera del pianoforte: alcuni tra i più famosi brani del repertorio pianistico classico saranno ripresi ed elaborati in chiave jazz. Il pianoforte sarà campo di battaglia, per un concerto unico che saprà appassionare davvero tutti.

 

 

Programma 

 

Fryderyk Chopin

Notturno op. 9 n. 2 in Mi bemolle Maggiore
Preludio op. 28 n. 4 in Mi minore
Ballata n. 3 op. 47 in La bemolle Maggiore
Scherzo n. 2 op. 31 in Si bemolle minore

 

Claude Debussy
“Danseuses de Delphes” (da Préludes, Ier livre)

 

Maurice Ravel
Sonatina per pianoforte op. 40
Modéré – Mouvement de Menuet – Animé

 

Aprirà il concerto Jacopo Mattavelli, pianoforte (Civica Scuola di Musica C. Abbado)

 

 

Interpreti

 

MICHELE D’ASCENZO pianoforte

LELLO PETRATCA pianoforte jazz

 

 

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6 Musical Square 9 Novembre 250x300

Duo al Quadrato | Festival Musical Square

Un secondo, avvincente appuntamento nel segno della sfida tra linguaggi musicali. Quattro fuoriclasse, specialisti assoluti nei repertori presentati per questa occasione, si sfideranno in un entusiasmante confronto stilistico.
Il lirismo, la passionalità introspettiva, la profondità architettonica della struttura compositiva brahmsiana del repertorio per violino e pianoforte si confronteranno contro la forza dirompente, il virtuosismo estremo del repertorio per sassofono e pianoforte. Una serata
imperdibile per chiudere questa ricca prima edizione del Festival Musical Square.

 

 

Programma 

 

Prima parte “about Brahms” (violino e pianoforte)

Johannes Brahms
Scherzo dalla sonata FAE
Sonata n. 3 in D min op. 108
– Allegro; Adagio; Un poco presto e con sentimento; Presto agitato
Danze Ungheresi n. 4 e 6

 

Seconda parte (sassofono e pianoforte)
Darius Milhaud Scaramouche – Vif; Modérè; Brazileira
Roger Boutry – Divertimento – Allegro non troppo; Andante; Presto
Paul Creston SonataWith vigor; Wiht tranquillity; With gaiety
Roberto Molinelli da Four Pictures from New York – Tango Club

 

 

Interpreti

 

YULIA BERINSKAYA violino

ALESSANDRO AMMARA pianoforte

GAETANO DI BACCO sassofono

GIULIANO MAZZOCCANTE pianoforte

 

Aprirà il concerto Daniele Panizza, pianoforte (Civica Scuola di Musica C. Abbado)

 

 

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A Christmas Carol 250x300

A Christmas Carol – Il Canto di Natale

La Trama

È la vigilia di Natale, nella Londra del 1843, e tutti si accingono a festeggiare la ricorrenza. Solo il vecchio usuraio Ebenezer Scrooge, mal sopporta questa festività. Dopo aver cacciato in malo modo tre uomini che gli chiedono un contributo per i bisognosi, Scrooge, chiuso il negozio, si reca solitario verso la sua dimora. Durante la cena prima di andare a letto, riceve la visita dello spirito di Jacob Marley, suo vecchio socio, morto sette anni prima proprio la notte della vigilia di Natale. Lo spirito di Marley è avvolto da pesanti catene alle cui estremità pendono dei forzieri: catene che sono conseguenza dell’avidità e dell’egoismo perpetrati mentre era in vita. Scrooge, spa­ventato, chiede al vecchio socio come poter evitare la stes­sa sorte e Marley gli rivela di essere ancora in tempo per mutare il suo destino. Prima di congedarsi, gli annuncia l’immediata visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. I tre spettri, tra flashback e premonizioni riusciranno a mutare l’indole meschina ed egoista di Scrooge, che si risveglierà la mattina di Natale con la consapevolezza che l’avidità del denaro e l’attaccamento alle sole cose materiali sono sbagliati: finalmente la carità e la fratellanza si faranno largo nel cuore del vecchio usuraio, che per la prima volta trascorrerà il Natale con il nipote Fred e la sua famiglia.

 

Note di regia

Il personaggio di Ebenezer Scrooge, al di là del semplice racconto e del signifi­cato intrinseco della novella dickensiana, potrebbe essere facilmente ricondotto ad una certa tendenza del mondo di oggi: quella dell’indifferenza, dell’intolleranza, dell’essere asociali, pur nell’epoca dei social. Tra un’umanità che va sempre più in fretta, oggi si tende spesso a rinchiudersi nel proprio guscio, nel proprio mondo, con il pro­prio cellulare e i propri auricolari, per isolarsi da tutto e da tutti. Ecco dunque che il monito del defunto amico Marley, che appare a Scrooge nelle vesti di uno spettro proprio per suggerirgli un cambiamento nella sua vita e nel suo carattere, dovrebbe essere un’esortazione per tutti noi, verso un atteggiamento che guardi maggiormente agli altri. Se tutto questo è poi accompagnato dalle meravigliose musiche di Alan Menken, per la prima volta presen­tate in Italia, allora un messaggio così forte non può che divenire vincente e positivo per farci riflettere, sia pure all’interno di una cornice divertente e di intrattenimento, su quanto una maggiore disponibilità verso il prossimo potrebbe cambiare e migliorare le nostre vite.

Fabrizio Angelini

Andrea Casta 250x300

Andrea Casta – The Space Violin Visual Concert

Un’esperienza oltre la musica: un viaggio tra immagini, effetti speciali e un mix esplosivo di pop, rock ed elettronica dance.

 

Andrea Casta, conosciuto come “violinista Jedi” per l’archetto luminoso che evoca la saga di Star Wars, mette al centro del concerto il racconto visivo e fa viaggiare gli spettatori tra natura e futuro, tra effetti speciali e un percorso musicale crossover. Dai Queen a Bowie, da Morricone a Battisti, fino alle produzioni originali di Andrea per una travolgente esperienza da non perdere.

 

Il Visual Concert si accenderà su imponenti ledwall, disegni luci ed effetti immersivi per mettere il pubblico al centro di natura, arte e futuro.

 

Sul palco Andrea sarà accompagnato da IVANIX, dj e sound designer già al suo fianco nei vari tour internazionali, e da Paolo Zanetti, affermato chitarrista del panorama pop italiano.

 

Untitled Design

Sergio Caputo – UN SABATO ITALIANO 40 SHOW

“UN SABATO ITALIANO SHOW 40”

LO SHOW DEL QUARANTENNALE

 

Sergio Caputo in Big Band

 

 

Nell’aprile del 1983 esce in Italia un album anomalo, una musica diversa da tutto ciò che andava di moda in quel periodo, accompagnata da testi altrettanto inusuali. Il titolo dell’album è “Un Sabato Italiano”, interamente scritto e interpretato da Sergio Caputo, un giovane pubblicitario con l’hobby della musica; l’album è un mix di swing e blues che racconta storie di vita vissuta in uno stile letterario ispirato alla poesia moderna e neorealista. Inaspettatamente, pur nella sua stranezza l’album è un successo immediato, e segna per Sergio Caputo l’inizio di una lunga carriera musicale. Pochi avrebbero però immaginato che il suo primo album così “diverso” dalle logiche commerciali sarebbe diventato un classico della musica italiana, capace di scavalcare generazioni, ed arrivare ancora attuale nel nuovo millennio, per celebrare il suo quarantennale, amato da un pubblico che in gran parte non era neanche nato quando esso uscì.

 

Ora, dopo 19 album, molte compilations e migliaia di concerti sulle spalle, Sergio Caputo – che oggi vive in Francia dopo una lunga parentesi americana – si appresta a celebrare il quarantennale di “Un Sabato Italiano” con un tour, accompagnato da una “Big Band”, un tour attesissimo da fans vecchi e nuovi.

 

 

Il tour partirà in primavera e si intitola “UN SABATO ITALIANO 40 SHOW“. Il concerto prevede l’esecuzione dal vivo dell’intero album, più gli immancabili hits che lo hanno seguito, come ad esempio “Italiani Mambo”, L’Astronave che arriva”, “il Garibaldi Innamorato” ed altri successi cari al pubblico.

 

La formazione è di “settetto” – una “big band” composta da Sergio (chitarra e lead vox ) e da musicisti di altissimo profilo come Fabiola Torresi (basso e voce), Alessandro Marzi (batteria e voce), Paolo Vianello (piano), Alberto Vianello (sax), Luca Iaboni (tromba) e Lorenzo De Luca (sax alto).

250x300 Mi Lirico Sito Lver

La vie en Rose…Bolero

Il ritorno di LA VIE EN ROSE… BOLERO

sul palcoscenico del Lirico Giorgio Gaber

 

L’acclamata produzione finalmente in scena a Milano

 

 

È ormai considerata una serata cult della Compagnia. Una produzione che negli ultimi 10 anni, tra sold out e standing ovation, ha girato il mondo conquistando ovunque: dalla Russia al Marocco, dalla Francia alla Spagna, Estonia, Lettonia, Finlandia, Svizzera e molti altri Paesi.

 

 

“La prima parte fa vibrare il cuore con le più belle canzoni di Charles Aznavour, Jacques Brel, Edith Piaf e Yves Montand…”, “La vie en rose… Bolero” è una realtà che annuncia un successo non solo consolidato, prevedibilmente crescente”, “lo spettacolo all’insegna di una meravigliosa intesa di pàthos tra passi, note, testi…”. Queste sono solo alcune delle parole riservate alla produzione che sarà al Teatro Lirico Giorgio Gaber dal 14 al 16 aprile.

 

Nella prima parte un collage di coreografie realizzato su alcune tra le più belle canzoni di Charles Aznavour, Jacques Brel, Edith Piaf, Yves Montand. Successi indimenticabili come La Bohème, Toutes les visage de l’amour, Les comédiens, Hier encore, Sur la table e tanti altri sul palcoscenico diventano storie, in una versione danzata che stupisce, diverte, emoziona.

 

I quadri coreografici sono concepiti per interpretare i testi poetici che spaziano dall’ironia alla nostalgia per raccontare storie di tutti i giorni ed emozioni individuali in un’intesa perfetta tra i passi e le note. Il resto lo fanno loro, i danzatori del Balletto di Milano, interpreti sublimi per tecnica e sensibilità artistica. Sanno coinvolgere, trascinare, emozionare, passando da momenti esplosivi ed energici ad altri più raffinati e delicati con disinvoltura e spaziando tra le varie tecniche.

 

Dans tes bras chiude la prima parte e, con il suo sottofondo musicale inconfondibile, fa da preludio al Bolero di Ravel. Il celeberrimo brano di Maurice Ravel nel crescendo musicale accompagna il crescendo coreografico: da gioco di seduzione e attrazione verso un’essere simile, ad un moltiplicarsi di incontri.

 

Nei tanti brani della serata brillano i talenti di Alessandro Orlando, principal del Balletto di Milano, Paloma Bonnin, Amanda Hall, Carlotta De Mattei, Annarita Maestri, Gioia Pierini, Alessia Sasso, Giusy Villarà, Mattia Imperatore, Hiroki Inokuchi, Emanuel Ippolito, Davide Mercoledisanto, Luca Novello e Alberto Viggiano.

 

 

BALLETTO DI MILANO diretto da Carlo Pesta è tra le Compagnie italiane più prestigiose. Riconosciuto e sostenuto da Ministero della Cultura, da Regione Lombardia da cui ha ottenuto anche il prestigioso Riconoscimento di Rilevanza Regionale e dal Comune di Milano, il Balletto di Milano svolge la propria attività nei maggiori teatri italiani e all’estero dove è presente in teatri ed istituzioni di primo piano. Il Balletto di Milano è in residenza al Teatro Lirico Giorgio Gaber e vanta un organico formato da danzatori diplomati presso le migliori Accademie internazionali e un ampio ed esclusivo repertorio che spazia dai grandi titoli classici rivisitati a produzioni esclusive

 

 

www.ballettodimilano.com

Dario Fo 250x300

Mistero Buffo 50 anni di un capolavoro teatrale 1969-2019 con Mario Pirovano

 

Lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame

 

Con Mario Pirovano

 

che ha cambiato la storia del teatro italiano

 

interpretato da

 

Mario Pirovano

 

 

Nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, occupata da oltre 2000 studenti, entrò il 30 maggio 1969 Dario Fo per presentare in anteprima assoluta il suo “Mistero Buffo”.

 

Fu l’inizio di un percorso che attrasse subito centinaia di migliaia di persone, la maggior parte delle quali non frequentavano il teatro nei circuiti classici e convenzionali.

 

Riproposto dal 1969 ad oggi in oltre 5000 allestimenti, in Italia e all’estero, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri, e anche nelle chiese! Arricchito di volta in volta da nuove e diverse giullarate, “Mistero Buffo” è uno straordinario impasto comico-drammatico le cui radici affondano nel teatro popolare, quello delle sacre rappresentazioni medievali (chiamate misteri), dei giullari e della commedia dell’arte.

Per anni Dario Fo, insieme a Franca Rame, ha raccolto documenti di teatro popolare di varie regioni italiane e li ha ricostruiti in questo spettacolo dal sapore ironico e profetico che diverte, stimola, affascina, ed ha la capacità di coinvolgere anche le più giovani generazioni.

 

Le giullarate, infatti, affrontano tematiche sempre attuali: il potere, l’ingiustizia, la fame, la ribellione, la ricerca di una vita degna da condividere gioiosamente.

 

La lingua in cui vengono recitate è un particolare insieme di dialetti delle regioni settentrionali e centrali dell’Italia, una lingua sempre perfettamente comprensibile grazie alla forza della gestualità che accompagna la narrazione. Si tratta di un monologo senza scenario, senza musica, senza costumi, che sollecita l’immaginazione e la partecipazione degli spettatori al punto da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplicità di personaggi, di oggetti e di luoghi.

 

Il carattere di questa recitazione ci riporta di colpo alle origini della tradizione orale, della narrazione pura che trova la sua forza nella ricchezza del racconto e nella mimica dell’attore. E’ questo carattere che ha influenzato le generazioni teatrali successive a Fo, e in particolare il suo diretto allievo Mario Pirovano, che oggi si impegna a portare nei teatri di tutto il mondo i testi di Dario Fo e Franca Rame.

 

Numerosi sono i monologhi che Dario Fo e Franca Rame hanno portato in scena nelle varie edizioni di Mistero Buffo, e oggi, per festeggiare i primi 50 anni di questo meraviglioso spettacolo che ha segnato la storia del teatro, vogliamo proporne alcuni fra quelli che vennero portati in scena durante le primissime rappresentazioni.

 

 

La Madre Di Eva 250x300

LA MADRE DI EVA

Un percorso tra due generazioni per riconoscere la diversità come un valore.

 

Note regia

 

Che cosa vuol dire essere madre? Mi sono sempre posta questa domanda.

Quando per la prima volta, dopo aver partorito, il medico avvicinandosi pronunciò proprio quella parola: mamma, ebbi uno scoppio improvviso di pianto. Sentii un misto di gioia, amore immenso, paura e smarrimento per quello che mi sarebbe toccato diventare: madre. Madre di un figlio, ancora sconosciuto.

 

Essere madre non è un mestiere facile. Come si fa a vivere con il pensiero delle malattie, degli incidenti, con la paura della droga e della violenza?  Come si fa ad accompagnarli sulla via della consapevolezza, della crescita e della realizzazione di se, rendendosi invisibili per poi lasciarli andare? Essere madre implica il senso di colpa, sentire un qualsiasi fallimento di un figlio anche sulla propria pelle.

 

Anche essere figli non è un mestiere facile. Sapere di essere completamente dipendenti dalle decisioni di qualcun altro è una sorta di schiavitù̀ a cui è giusto ribellarsi quando si raggiunge una sufficiente consapevolezza.

 

Nessuno nasce genitore e nessuna donna nasce madre.  L’unica, vera, possibile guida è l’amore, uno scambio continuo tra genitori e figli, in un ascolto reale e sincero tra generazioni.

 

“La madre di Eva” è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018.  È la storia, toccante e contemporanea, di una madre che parla a sua figlia – lei l’ha sempre considerata una femmina – in un corridoio di una clinica di Belgrado, mentre al di là del muro, stanno preparando la sala operatoria e i dottori tracciano linee verdi sul suo corpo nudo, per permettergli di realizzare, finalmente, il suo desiderio: prima dei miei diciotto anni voglio sottopormi all’intervento che mi renderà quello che sono davvero: un uomo.

 

In un dialogo surreale senza risposte, sospeso tra l’immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento. Un viaggio costellato di amore e odio, sensi di colpa, paure, desideri e speranze. Madre e figli* sono le facce di una società che evolve e non dà tempo, ci spiazza e ci rende soli.

 

Lo spettacolo grazie a diversi linguaggi (cinema, visual art, teatro e letteratura) ci immerge nei sogni e negli incubi, nel presente e nel passato, nei flussi di coscienza dei personaggi principali.

 

 

Racconterò il forte contrasto generazionale attraverso una storia archetipa di oggi, osservando le tematiche transgender da diverse prospettive: dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto ed anche di chi, per ruolo, sente il dovere di proteggere “la sua creatura”, con il timore delle discriminazioni che la società spesso riserva a coloro che perseguono un percorso di transizione.

La transizione di cui parliamo è quella da un corpo femminile a uno maschile, generalmente meno raccontata, più difficile da comprendere per la società poiché porta con sé complesse questioni etiche e culturali. Non sai che ci sono donne che pagherebbero per il tuo utero, per fare figli che non hanno potuto fare?

 

Per Alessandro la transizione è un percorso che modifica il corpo, non l’identità. Lui è nato uomo. Non c’è un prima e un dopo.

 

Per la madre, condizionata da un pregiudizio ancestrale, la transizione è un calvario ingiustificato oltre a essere un insulto alla “sua” creazione di donna e madre.  Non è una donna bigotta e non è particolarmente credente, ma ha paura. L’amore per l* figli*e l’ansia di essere una madre perfetta, la portano a guardare da un’unica prospettiva, la sua.

L* ostacolerà fino a quando lei stessa non sarà in grado di evolvere, abbattendo quel muro di solitudine che le ha divise fino al momento in cui entrambe rinascono.

 

Un figlio non è l’estensione del proprio essere ma è un individuo a sé totalmente libero e autonomo. Una volta che sarà tutto finito cambierà tutto, ma allo stesso tempo non muterà nulla.

 

E chi diventerò io? Madre di maschio dopo diciotto anni madre di femmina.

Attraverso lei, vorrei si aprisse per il pubblico una finestra sull’identità di genere, che porti lo spettatore ad immedesimarsi emotivamente in entrambi i personaggi. Penso che tanti genitori e tanti figl* che stanno affrontando questo percorso, grazie alla visione di questo spettacolo potranno sentirsi meno soli.