Benaglia Annullato 250x300

Il concerto – Mauro Ivano Benaglia

Si comunica che il con

certo del 4 marzo 2025 “Il concerto – Mauro Ivano Benaglia”  presso il Teatro Lirico Giorgio Gaber è stata ANNULLATO.

 

Per richiedere il RIMBORSO dei biglietti sarà necessario far riferimento al canale di vendita attraverso cui è stato effettuato l’acquisto entro e non oltre il 28 FEBBRAIO 2025.

 

Per i biglietti acquistati tramite TICKETONE  consultare e richiedere il rimborso sulla pagina https://www.rimborso.info . Per i biglietti acquistati presso il Teatro Lirico Giorgio Gaber sarà necessario presentarsi con i biglietti non utilizzati entro e non oltre il 28 febbraio 2025

 

Per eventuali ulteriori informazioni si prega di scrivere a

 

 

Il ritorno del Maestro nel cuore della sua città coi suoi artisti migliori

 

Lorenzo Meraviglia, Violino Omobono Stradivari “Accademia” del 1730
Coro “Ars Nova” di Cerro Maggiore – Milano

 

Accademia Concertante d’Archi di Milano

Presenta: Mario Acampa

 

In programma:

 

Wolfgang Amadeus Mozart

Sinfonia n° 40 – primo movimento

 

Gioacchino Rossini 

Guglielmo Tell  – Ouverture
“O Signore dal Tetto Natio”

 

Giuseppe Verdi

Coro dall’Opera “I Lombardi alla prima Crociata”

 

Giuseppe Verdi

“Va, Pensiero”
Coro dall’Opera “Nabucco”

 

Piotr Illic Ciaikowsky

Concerto per violino Op. 35 in re maggiore
Primo movimento (allegro)
solista M° Lorenzo Meraviglia

La Madre Di Eva Annullato 250x300

LA MADRE DI EVA

Si comunica che lo spettacolo del 22-23 febbraio 2025 “La Madre di Eva” presso il Teatro Lirico Giorgio Gaber è stata ANNULLATO.

 

Per richiedere il RIMBORSO dei biglietti sarà necessario far riferimento al canale di vendita attraverso cui è stato effettuato l’acquisto entro e non oltre il 28 FEBBRAIO 2025.

 

Per i biglietti acquistati tramite TICKETONE  consultare e richiedere il rimborso sulla pagina https://www.rimborso.info . Per i biglietti acquistati presso il Teatro Lirico Giorgio Gaber sarà necessario presentarsi con i biglietti non utilizzati entro e non oltre il 28 febbraio 2025

 

Per eventuali ulteriori informazioni si prega di scrivere a 

 

 

Un percorso tra due generazioni per riconoscere la diversità come un valore

 

Note regia

 

Che cosa vuol dire essere madre? Mi sono sempre posta questa domanda.

Quando per la prima volta, dopo aver partorito, il medico avvicinandosi pronunciò proprio quella parola: mamma, ebbi uno scoppio improvviso di pianto. Sentii un misto di gioia, amore immenso, paura e smarrimento per quello che mi sarebbe toccato diventare: madre. Madre di un figlio, ancora sconosciuto.

 

Essere madre non è un mestiere facile. Come si fa a vivere con il pensiero delle malattie, degli incidenti, con la paura della droga e della violenza?  Come si fa ad accompagnarli sulla via della consapevolezza, della crescita e della realizzazione di se, rendendosi invisibili per poi lasciarli andare? Essere madre implica il senso di colpa, sentire un qualsiasi fallimento di un figlio anche sulla propria pelle.

 

Anche essere figli non è un mestiere facile. Sapere di essere completamente dipendenti dalle decisioni di qualcun altro è una sorta di schiavitù̀ a cui è giusto ribellarsi quando si raggiunge una sufficiente consapevolezza.

 

Nessuno nasce genitore e nessuna donna nasce madre.  L’unica, vera, possibile guida è l’amore, uno scambio continuo tra genitori e figli, in un ascolto reale e sincero tra generazioni.

 

“La madre di Eva” è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018.  È la storia, toccante e contemporanea, di una madre che parla a sua figlia – lei l’ha sempre considerata una femmina – in un corridoio di una clinica di Belgrado, mentre al di là del muro, stanno preparando la sala operatoria e i dottori tracciano linee verdi sul suo corpo nudo, per permettergli di realizzare, finalmente, il suo desiderio: prima dei miei diciotto anni voglio sottopormi all’intervento che mi renderà quello che sono davvero: un uomo.

 

In un dialogo surreale senza risposte, sospeso tra l’immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento. Un viaggio costellato di amore e odio, sensi di colpa, paure, desideri e speranze. Madre e figli* sono le facce di una società che evolve e non dà tempo, ci spiazza e ci rende soli.

 

Lo spettacolo grazie a diversi linguaggi (cinema, visual art, teatro e letteratura) ci immerge nei sogni e negli incubi, nel presente e nel passato, nei flussi di coscienza dei personaggi principali.

 

 

Racconterò il forte contrasto generazionale attraverso una storia archetipa di oggi, osservando le tematiche transgender da diverse prospettive: dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto ed anche di chi, per ruolo, sente il dovere di proteggere “la sua creatura”, con il timore delle discriminazioni che la società spesso riserva a coloro che perseguono un percorso di transizione.

La transizione di cui parliamo è quella da un corpo femminile a uno maschile, generalmente meno raccontata, più difficile da comprendere per la società poiché porta con sé complesse questioni etiche e culturali. Non sai che ci sono donne che pagherebbero per il tuo utero, per fare figli che non hanno potuto fare?

 

Per Alessandro la transizione è un percorso che modifica il corpo, non l’identità. Lui è nato uomo. Non c’è un prima e un dopo.

 

Per la madre, condizionata da un pregiudizio ancestrale, la transizione è un calvario ingiustificato oltre a essere un insulto alla “sua” creazione di donna e madre.  Non è una donna bigotta e non è particolarmente credente, ma ha paura. L’amore per l* figli*e l’ansia di essere una madre perfetta, la portano a guardare da un’unica prospettiva, la sua.

L* ostacolerà fino a quando lei stessa non sarà in grado di evolvere, abbattendo quel muro di solitudine che le ha divise fino al momento in cui entrambe rinascono.

 

Un figlio non è l’estensione del proprio essere ma è un individuo a sé totalmente libero e autonomo. Una volta che sarà tutto finito cambierà tutto, ma allo stesso tempo non muterà nulla.

 

E chi diventerò io? Madre di maschio dopo diciotto anni madre di femmina.

Attraverso lei, vorrei si aprisse per il pubblico una finestra sull’identità di genere, che porti lo spettatore ad immedesimarsi emotivamente in entrambi i personaggi. Penso che tanti genitori e tanti figl* che stanno affrontando questo percorso, grazie alla visione di questo spettacolo potranno sentirsi meno soli.

 

 

 

 

Raoul Bova 250x300

Raoul Bova In Il nuotatore di Auschwitz

Ispirato alla vera storia di Alfred Nakache

e al libro “Uno psicologo nei lager” di Viktor E. Frankl

 

Adattamento e regia – Luca De Bei

Disegno Luci – Marco Laudando

Contributi video- Marco Renda

Musiche originali – Francesco Bova

Aiuto regia – Barbara Porta

Costumi – Francesca Schiavon

 

 

Alfred Nakache era un nuotatore francese di origine ebraica, detentore di un record mondiale. Ad Auschwitz era il detenuto numero 172763. Nonostante la prigionia e le inaudite privazioni, non ha mai smesso di allenarsi tuffandosi nell’acqua gelida di un bacino idrico. La sua forza, la sua incrollabile determinazione, gli hanno permesso di attraversare l’orrore del campo e di salvarsi. Tornato poi a gareggiare, ha ottenuto un nuovo record e ha partecipato alle olimpiadi di Londra. Ad Auschwitz è stato internato anche Viktor Frankl, uno psichiatra austriaco che, subito dopo la liberazione, ha scritto un libro sull’esperienza vissuta e su coloro che, proprio come Nakache, sono riusciti a superare quella prova terribile. Lo spettacolo vuole restituire queste due figure straordinarie che comunicano a tutti noi un messaggio di speranza: vivere è certo anche sofferenza, ma cercare un senso a questa sofferenza guardando verso il futuro con uno scopo è il modo per affrontare le sfide più dure che la vita ci presenta. In questo modo è possibile arrivare, infine, a scoprire il senso stesso dell’esistenza.

 

NOTE DI REGIA

Nella messinscena di questa vicenda – cupa e luminosa assieme – ho costruito lo spettacolo attorno alla figura carismatica di Raoul Bova.
È lui che con grande generosità si fa tramite per raccontare la storia del famoso nuotatore francese Alfred Nakache e dello psicanalista austriaco Viktor Frankl, entrambi rinchiusi ad Auschwitz. Raoul dialoga col pubblico, forte anche delle sue stesse esperienze di atleta, portando alla vicenda la propria sensibilità e il proprio vissuto. La scena attorno a lui si fa essenziale, composta principalmente da linee di luci disegnate da Marco Laudando e che diventano simbolo di corsie in piscina, di rotaie che trasportano anime cariche di dolore per assurgere infine a fughe prospettiche in una tensione verso l’ignoto, l’assoluto, la ricerca di una spiritualità quanto mai necessaria nel tentativo di sopravvivere alla brutalità del lager. La scena si arricchisce poi delle immagini filmate da Marco Renda che immergono lo spettatore in spazi astratti eppure materici e poetici, in un bianco e nero essenziale, luoghi non-luoghi che sono specchi dell’anima. Ancora, lo spettacolo si avvale delle musiche originali di Francesco Bova che costruiscono tappeti sonori ricchi di palpiti e di rimandi, che avvolgono e a volte spiazzano gli spettatori, sempre però con l’intento di coinvolgere ed emozionare. Perché, se la storia di un internato ad Auschwitz ci riporta inevitabilmente alle tante testimonianze ascoltate fino ad oggi, è vero che quella del nuotatore Nakache si distacca da queste per diventare in special modo emblema di una resistenza portata avanti e raggiunta con coraggio e caparbietà. Una figura che per emergere appieno ha però bisogno del suo “doppio” – lo studioso Frankl, – che analizza e teorizza ciò che l’istintivo Alfred pone in atto in modo istintivo. In questa visione Alfred e Viktor sono uno lo specchio dell’altro, sono le due facce di una stessa medaglia e si fondono in un’esperienza capace di dare agli spettatori il senso ultimo dell’esistenza.

 

Playlist 250x300

Riccardo Rossi e Leonardo Colombati – La playlist più bella del mondo

uno show musicale di 90 minuti

 

 

Quante volte con gli amici abbiamo parlato di musica? Quante volte ci siamo chiesti quali erano i dieci brani musicali più belli di tutti tempi? E ogni volta la discussione finiva sempre senza un vero vincitore, perché i gusti sono gusti, ma…

 

… se è vero, come dice Bruce Springsteen, che s’impara di più da un disco di tre minuti che da tutto ciò che ci hanno insegnato a scuola, in questa serata capiremo tutto quello che c’è da sapere sulla grande musica di tutti i tempi. Con ascolti di brani indimenticabili, filmati storici, racconti divertenti e retroscena inediti, Riccardo Rossi (conduttore de I MIEI VINILI) e Leonardo Colombati (scrittore ed esperto musicale) ci condurranno per mano attraverso tutta la grande musica del mondo, da Gianni Morandi a Frank Sinatra, da Paul McCartney a Ennio Morricone, per tirare giù tutti insieme a fine serata…

 

Shrek 250x300

Shrek – Il Musical

“C’era una volta un piccolo Orco di nome Shrek…”

…e la sua Storia diventa un Musical spettacolare!

 

Basato sull’omonimo film premio Oscar di DreamWorks Animation, Shrek il Musical TYA è un’avventura da favola vincitrice del prestigioso premio Tony Award (l’Oscar del Musical). Le musiche sono di Jeanine Tesori e il libretto di David Lindsay-Abaire. Shrek TYA porta sul palco in carne ed ossa tutti i fantastici personaggi dei film e dimostra che c’è tanto oltre la classica storia!

 

L’adattamento TYA, sviluppato da The Coterie,  rende lo spettacolo perfetto per le famiglie. Pieno di canzoni rigorosamente cantate dal vivo, spettacolari coreografie e scenografie imponenti, Shrek è un titolo imperdibile!

 

La nuova produzione Italiana firmata AncheCinema vanta il puppet del personaggio di Dragona più grande al mondo!

Bertolino New 250x300

Enrico Bertolino – Vecchi si nasce non si diventa

Enrico Bertolino torna a Milano con il suo nuovo spettacolo Vecchi si nasce non si diventa,  in scena per due serate evento sabato 16 e domenica 17 novembre 2024 al Teatro Lirico Giorgio Gaber.

 

 

“Un po’ come quei dandies che non si rassegnano al passare degli anni e ragionano da ventenni in un involucro da pluri sessantenni.” Bertolino offre un esilarante spaccato della sua Milano, una città sempre in bilico fra progresso e tradizione, che “invecchia rinnovandosi e si rinnova invecchiando”.

Sempre attraverso un’inconfondibile cifra umoristica, lo spettacolo fotografa la Milano di ieri, oggi e domani immortalandone i vizi e le virtu’ e invitando anche a riflettere sul tema del tempo che scorre e della nostalgia.

 

 

”Nessuno inventa niente, si rinnovano solo i termini: l’inclusività? C’era già, la chiamavamo  Amicizia ed Accoglienza. La Sostenibilità? C’era già, si chiamava Accortezza, cioè  fare attenzione alle persone ed alle cose.  Lo Smart City concept  ? C’era eccome e si  chiamava senso della  Collettività. In un incedere di Notizie , Commenti , Battute ,Canzoni e Musica cerchiamo di presentare la vecchia Milano ai nuovi Milanesi e  viceversa.” (Enrico Bertolino)

 

 

Enrico Bertolino riesce sempre a offrire al suo pubblico una riflessione ironica e brillante sulle contraddizioni della società contemporanea attraverso un format teatrale, l’instant theatre che negli anni ha dato vita a spettacoli sempre diversi unendo attualità, satira e improvvisazione.

Con lui sul palco anche tre musicisti che arricchiranno la narrazione di sonorità suggestive: Tiziano Cannas al pianoforte, Roberto Dibitonto alle percussioni e sax e Raffaele Kohler alla tromba.

 

Anatra All Arancia 250x300

L’ANATRA ALL’ARANCIA

Compagnia Moliere in coproduzione con Teatro stabile di Verona presentano

Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli in L’Anatra all’Arancia 
di W. D. Home e M. G. Sauvajon

Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e con Antonella Piccolo

Regia Claudio Greg Gregori
Scene Fabiana Di Marco

Costumi Alessandra Benaduce

Disegno luci Massimo Gresia

 

 

“L’Anatra all’Arancia” è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla. “L’Anatra all’Arancia” è una commedia che ti afferra immediatamente e ti trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.

Incanti

Incanti

Incanti – La grande magia arriva al Teatro Lirico Giorgio Gaber!

 

Uno spettacolo di e con Dario Adiletta, Francesco Della Bona, Niccolò Fontana, Andrea Rizzolini, Filiberto Selvi e Piero Venesia

Scritto e diretto da Andrea Rizzolini

Disegno luci di Andrea Rizzolini e Riccardo Galimberti

Scene di Laura Benzi

Musiche originali composte da Federico Venturini

Prodotto da Officine dell’Incanto

 

 

Shakespeare, in una delle ultime scene della Tempesta, scrive: “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita

 

In che senso: noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni?

Qual è la sostanza di cui sono fatti i sogni?

Qual è la sostanza di cui noi stessi siamo fatti?

La nostra vita, davvero, non è nient’altro che un sogno?

 

La risposta a queste domande risiede nell’esperienza dell’incanto.

 

INCANTI è uno spettacolo che vede in scena sei dei più giovani e più premiati illusionisti italiani, che nell’arco della serata si alterneranno sul palcoscenico portando in scena con le loro performance una interrogazione sull’incanto, sulla sua vera natura e sull’importanza di saperlo coltivare nelle nostre vite.

 

Prendendo le mosse dalle riflessioni di alcuni dei più grandi autori del teatro, tra cui Shakespeare, Goethe, Pirandello e altri, il pubblico sarà chiamato a risvegliare il «fanciullino» che ciascuno di noi è stato per riscoprire nelle piccole cose la capacità di meravigliarci di ciò che troppo spesso diamo per scontato.

 

Uno spettacolo capace di far sognare i più piccoli e di far riflettere i più grandi grazie ad un nuovo modo di presentare l’illusionismo a teatro che abbandona una volta per tutte le scatole ricoperte di paillettes, i cappelli a cilindro, i conigli, le colombe e le ballerine semi-nude, per mettere in scena noi stessi, la nostra umanità e, con essa, le nostre speranze e le nostre disillusioni.

 

Leggi le parole di Andrea Rizzolini

 

Cenerentola 250x300

Cenerentola | Balletto di Milano

Balletto in due atti su musiche di Gioachino Rossini

Coreografia di Giorgio Madia

Scenografia e costumi di Cordelia Matthes

 

 

Ritorna a grande richiesta CENERENTOLA, l’acclamata produzione firmata dal coreografo Giorgio Madia ispirata dalla celebre fiaba di Charles Perrault. Vincitrice di prestigiosi riconoscimenti internazionali, la straordinaria versione coreografica di Madia per il Balletto di Milano è fedele alla fiaba originale, ma è ambientata negli anni ’50, con i clichés di ruoli e opportunità che si rifanno al prosperoso periodo postbellico.

 

Divertente e ricco di trovate definite geniali: dal controluce iniziale che spiega come Cenerentola si ritrovi a vivere con matrigna e sorellastre, agli abiti di Cenerentola identici alla tappezzeria di casa, dettaglio che ne sottolinea lo status all’interno della famiglia, alla carrozza con i suoi “cavalli danzanti”, alla fata sbadata e sensuale, fino al principe, naturalmente azzurro. Spassosissimo il trio en travesti Matrigna/Sorellastre: incredibili gag si susseguono dall’inizio alla fine trascinando il pubblico in immancabili applausi.

 

Raffinati e di grande gusto gli abiti chic dai colori pastello firmati da Cordelia Matthes, come l’impianto scenografico di grande impatto. Estrosa ed in linea con lo spettacolo la scelta musicale che preferisce Rossini alla consueta partitura di Prokof’ev. Madia trova infatti assai più congeniale il compositore pesarese per la sua Cenerentola, frizzante ed ironica, scegliendo personalmente i brani più adatti allo spirito di ciascuna scena: brani tratti dall’omonima opera e arricchiti dalle ouvertures da Guglielmo Tell, Gazza Ladra, Scala di Seta, Il Barbiere di Siviglia, L’Italiana in Algeri, Otello, L’Innocence Italienne, Semiramide, nonché Sonate per archi e brani per pianoforte.

 

 

SINOSSI

Atto primo. L’antefatto di come Cenerentola si ritrovi a vivere con la matrigna e le sorellastre è svelato da un gioco in controluce e il sipario si apre in una casa borghese dove Cenerentola è vestita esattamente come le pareti per sottolineare il suo status all’interno della famiglia. I lacchè si spartiscono i lavori domestici con Cenerentola e assistono alla tirannia delle due sorellastre che non perdono occasione per fare di lei lo zimbello di casa. La notizia dell’invito al Ballo del Principe porta grande agitazione in casa e le due sorellastre si vedono già quali “principesse” mentre a Cenerentola viene negato il permesso di partecipare. Una fata divertente e sbadata giunge in aiuto della giovane procurandole carrozza, cavallo e servitori per raggiungere il ballo. Dimentica solo di fornirle un abito adatto all’occasione, ma riuscirà a raggiungerla in tempo.

 

Atto secondo. Al Ballo sono presenti tutte le ragazze della buona società, tra cui le due sorellastre le quali non riconoscono Cenerentola che, alla sua abbagliante apparizione, suscita l’ammirazione di tutti i presenti. Il Principe fa il suo ingresso e, incontrando Cenerentola, non ha occhi che per lei. I due giovani si innamorano ma, allo scoccare della mezzanotte Cenerentola corre via perdendo una scarpetta, ricordando che la magia potrebbe concludersi velocemente come è iniziata. Rimasto solo, il principe danza in preda alla disperazione, ma la fata interviene ricordandogli che la scarpetta può essere la guida per ritrovare il suo amore. A casa per Cenerentola è il giorno del sogno, mentre le sorellastre tornano ubriache dalla festa e la madre con i postumi di una sbornia. Arriva il Principe che, dopo aver provato inutilmente la scarpetta alle sorellastre, riconosce sotto un paralume la ragazza della quale si è innamorato. In un vortice finale per festeggiare il lieto fine, restano solamente le due sorellastre invidiose e gelose.

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WE ALL LOVE ENNIO MORRICONE

Nel 2001, a poco più di 72 anni, Ennio Morricone imprime una svolta decisiva nella sua carriera; e nella sua vita. Inizia un interminabile giro del mondo che lo porterà a dirigere le proprie musiche in concerto, come mai prima di allora. Qualche anno più tardi, ottiene l’Oscar per la prima volta e partecipa ad un CD nel quale i più grandi musicisti del mondo rendono omaggio alla sua musica … E diventa una vera e propria star planetaria. Cosa significò per lui questo radicale cambiamento? Come cambio la percezione dell’artista e della sua musica da parte del pubblico? Chi c’era dietro a tutto questo?

 

Nel giugno del 2023 è stato pubblicato in Italia il libro di Luigi Caiola “We AII Love Ennio Morricone” dedicato alla sua collaborazione con il Maestro, di cui è stato manager dal 1997 al 201 5, producendo 1 5 tra CD e DVD e dando vita per la prima volta ad una vera e propria carriera concertistica per il Mestro fino all’Oscar, ottenuto per la prima volta nel 2007.
Il prodotto discografico di maggiore rilievo realizzato da Luigi Caiola è costiuito dal CD”We AII Love Ennio Morricone” che vede la partecipazione, oltre che dello stesso Maestro, che ha scritto la maggior parte delle partiture e le transizioni orchestrali tra un brano e l’altro, di artisti internazionali che interpretano, ciascuno a modo proprio, brani del Compositore (Quincy Jones, Bruce Springsteen, Celine Dion, Roger Waters, Herbie Hancock, Andrea Bocelli, Yo-Yo Ma, e altri).
Molti artisti in tutto il mondo stanno dando vita, giustamente, ad una moltitudine di concerti dedicati alla musica di Ennio Morricone; pochi, però, possono vantare con lui una collaborazione professionale, artistica ed umana.

 

E proprio questo è l’elemento distintivo dello spettacoloWe all love Ennio Morricone“, basato su materiali audio e video realizzati o approvati dal Maestro stesso, sulle memorie di Luigi Caiola e sulla testimonianza artistica di alcuni musicisti che hanno condiviso la propria carriera con il Maestro per più di vent’anni, sia in studio di registrazione che in concerti dal vivo in tutto il mondo.

 

Il programma dello spettacolo propone brani di Morricone eseguiti con orchestrazioni e arrangiamenti fedeli agli originali presenti nel CD “We all love Ennio Morricone” e nelle tante registrazioni effettuate da Luigi Caiola con il Maestro in studio e nei concerti.

 

Sul palco, alcuni dei principali artisti che hanno lungamente collaborato con Morricone: Susanna Rigacci, voce solista; Marco Massimi, basso elettrico; Nicola Costa, chitarre; Paolo Zampini, flauto; Nello Salza, tromba e flicorno; Massimiliano Costanzi, trombone; Marco Venturi corno francese; Gianfranco Borrelli, viola; Maurizio Trippitelli, percuss1oni.

A loro si aggiungono l’orchestra sinfonica ViVas! Lab ed il Coro Polifonico Santa Cecilia di Inzago.

La direzione è affidata al Maestro Ludovico Fulci, collaboratore del Maestro per oltre trent’anni in studio e nei concerti.

L’attore Luigi Petrucci condurrà lo spettatore in un viaggio nella memoria di coloro che furono protagonisti di quel tempo, raccontando episodi, aneddoti e vicende tratte dal libro di Luigi Caiola. In tutto più di 80 artisti che riproporranno i brani più noti di Morricone, tra i quali: C’era una Volta il West; Il Buono, il Brutto, il Cattivo; Giù la Testa; L’estasi dell’Oro; Mission; C’era una Vola in America; Nuovo Cinema Paradiso; Metti, una sera a Cena; Malena; Se, Telefonando …